giovedì 4 maggio 2017

Ris-post

Ho già varie volte parlato de Il Post, l'unico sito italiano di notizie che riesco a leggere e che (pur avendo molti difetti) stimola qualche mia riflessione. Parlandone ho sempre finito per menzionare il (peraltro) direttore Luca Sofri, che ogni tanto pubblica dei propri interventi firmati. Fino a qualche tempo fa lasciava aperta la possibilità di commentare, poi si vede che si è stufato. Una cosa che notavo è che alcune cose che scrive sono molto condivisibili, altre non lo sono affatto.

Gli ultimi suoi tre interventi (a distanza - peraltro - molto ravvicinata nel tempo, tutti tra il 1 e il 4 maggio) rientrano benissimo in questa storia di accordi o disaccordi radicali.

Nel primo dei tre, Tu chiamala se vuoi post verità, commenta un bell'articolo di Baricco. Baricco sostiene che il discorso sulla "post-verità" è una truffa: chi prima monopolizzava la verità (anche tradendola) oggi non riesce più a monopolizzarla, e quindi chiama "post-verità" la congerie di racconti mezzi falsi e mezzi veri proposti dal "popolo" (oggi dotato di una voce, il web) per cercare di ricacciare questi racconti nello spazio dell' "inaffidabile" e riconquistare il monopolio perduto. Riassumendo: non è che prima c'era la verità e oggi ci sono le bugie, piuttosto prima verità&bugie le raccontavano in pochi, mentre oggi lo fanno in molti, moltissimi. Non sembra che Baricco assegni un valore positivo o negativo a questa esplosione di voci. Ne assegna uno decisamente negativo a chi racconta questa esplosione di voci in termini di esplosione di bugie. Sofri dice di essere daccordo, ma si contraddice quando insiste che non bisogna "dare corda a chi sostiene che non ci sia niente di nuovo e le bugie ci sono sempre state". Qui Sofri e Baricco divergono. Per Sofri il nuovo sono proprie le bugie. Nelle ultime righe Sofri ribadisce il pensiero dell' "élite della ragione": "fatti e sapere sono importanti". La maggioranza non li considera più importanti, questa è la novità di oggi. Non posso essere più in disaccordo (come credo lo sia Baricco).  Certo che fatti e sapere sono importanti, e oggi come ieri questa importanza è riconosciuta, anche dalla maggioranza. La maggioranza vuole la verità, non la post-verità. Esattamente come ieri. La novità oggi è che alla ricerca della verità (con i suoi passi falsi voluti o no) concorrono miliardi di persone, invece che poche migliaia. E quindi i passi falsi (voluti o no) sono moltiplicati per un fattore un milione. Non c'è una soluzione veloce, bisogna aspettare che la discussione collettiva faccia emergere il pensiero critico nella collettività, così come nei secoli è emerso nelle élite. Accodarsi invece a chi dice che la verità non poggia più sulle vecchie basi solide dei fatti significa rischiare seriamente di accodarsi a chi in realtà pensa "la verità la voglio controllare solo io". 

Nel secondo dei tre, La democrazia dei crash, dice una cosa giustissima, cioè che la democrazia dei clic invocata da m5s è al momento irrealizzabile e Grillo (per quanto brillante e grande comico) è come uno scammer che manda mail truffaldine accusando chi non clicca sui link di essere retrogrado.

Nel terzo dei tre, Turarsi il nez, dice una cosa altrettanto giusta e ancora più importante. E cioè che turarsi il naso alle elezioni ha un effetto positivo e uno negativo: quello positivo è evitare che il candidato peggiore vada al governo, quello negativo è perpetuare il peggioramento (o la stazionaria mediocrità) della parte politica meno peggio, che si trova a ricevere un voto senza aver tentato di migliorarsi. Quella parte politica finisce per sentirsi "intoccabile", salvaguardata dal fatto che gli altri sono talmente "un rischio" che al momento del voto gli elettori si dovranno per forza turare il naso. Aggiungo di mio. Questo meccanismo non solo impigrisce quella parte politica, ma addirittura può spingerla a perpetuare il meccanismo stesso, favorendo l'emergere e il consolidarsi di forze politiche estremiste. Giocando col fuoco.


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