mercoledì 13 settembre 2017

Diverse sovranità

"Contro la concezione tedesca della “sovranità statale”, di quella francese della “sovranità nazionale”, noi abbiamo affermato la “sovranità popolare” quindi democratica. A questo tipo di sovranità io tengo. E allora, quando arrivano al parlamento i “regolamenti comunitari” e ci si dice “sono obbligatori” perché così prevede il Trattato di Roma, io reagisco. A questo proposito ho fatto una lunga battaglia, mi pare nella legislatura passata. Sono riuscito, per tre anni, a tenere in scacco il governo sulla richiesta di delega per approvare questi, “regolamenti comunitari”, con provvedimento delegato. La mia battaglia non era contro il contenuto dei “regolamenti comunitari”, ma voleva sottolineare un aspetto costituzionale. Posi allora, e non solo io, ponemmo in parecchi - naturalmente fummo messi in minoranza - il problema della validità di questa norma del Trattato, perché, secondo la nostra Costituzione, le leggi vengono approvate dal parlamento: non ci può essere una legge, senza approvazione del parlamento. Quando si dice che un certo Trattato ha delegato ad un’Autorità Comunitaria la facoltà di emanare provvedimenti obbligatori, diciamo che quel Trattato dove va essere ratificato con legge costituzionale, perché era una modifica della costituzione. Senza legge costituzionale, a nostro avviso, quei Trattati, almeno per quel che si riferisce alla legge di ratifica, almeno per quanto riguarda quella disposizione, non potevano essere validi. Il parlamento non può essere spogliato della decisione. Naturalmente chi ha sostenuto questa tesi ha avuto torto. Dopo tre anni di battaglia sono state approvate quelle norme comunitarie che noi avevamo tenute ferme. Però io continuo a considerare che qui quello che conta non è che l’Italia viene spogliata della sovranità nazionale, ma viene spogliata della sovranità popolare, democratica, perché noi abbiamo degli organi, come la Commissione Comunitaria o degli organi puramente di potere esecutivo, come il Consiglio dei ministri, che approvano le disposizioni di legge, non avendone, il potere, secondo la nostra Costituzione. Si invoca sempre la norma per cui il Diritto Internazionale prevale sul Diritto Interno. In realtà questa è una norma che va sempre - come dire - bilanciata con le norme costituzionali, perché se dovesse essere interpretata altrimenti noi arriveremmo alle possibilità più assurde. Ripeto, quella che viene calpestata non è la sovranità nazionale, alla quale possiamo benissimo rinunciare, a condizione che sia rispettato, però, il fondamento della sovranità, che per noi è sempre il popolo e deve essere il popolo."

Lelio Basso, estratto di un intervento del giugno 1973, ad un convegno sul Federalismo europeo.

E oggi, detto piuttosto bene da Nello Preterossi in un intervento al convegno "Unione Europea, Lavoro, Democrazia. Contributi per il programma dell'alternativa" del 9/9/2017:

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