lunedì 16 luglio 2018

il riso del saluto


Con suo grande stupore, venne a sapere che quel bretteur, quel turbolento attaccabrighe di Dolochov viveva, a Mosca, con la vecchia madre e con una sorella gobba ed era il più tenero dei figli e dei fratelli.



Vago spesso con la testa e il cuore e mi perdo. Sono capace di perdermi un bel po', forse perchè sono passati troppi chilometri da casa. E quando è buio è davvero buio. Quando soffia il vento freddo è davvero freddo.


Poi una musica o due chiacchiere con qualcuno che appena conosco ma che ha un'anima come la mia mi riporta a casa. Dentro quell'anima che può chiamarsi amicizia piena. Di piacere, di parole, di storie, di senso e sentimenti. Riconoscersi anche senza conoscersi.

Sono solo, certamente. Non ti sbagli. Però ti sbagli anche. Sono solo con un bagaglio di persone (e libri, risate, sguardi) sulle spalle, una sopra l'altra, che pesano e mi scaldano. E' un'anima immensa, che ha camminato per mondi interi.

Un'anima così non si inventa dall'oggi al domani. Non ci puoi fare niente, se non ce l'hai non ce l'hai. Qui ti sbagli, certamente.

martedì 26 giugno 2018

Lettera a Luca Sofri, da un mediocre.


Facciamola semplice. Se qualcuno mi parla e mi convince più degli altri, io lo voto. Non voto quelli come me: io voto quelli che dicono le cose giuste, quelle che mi convincono, magari quelle che già pensavo o che mi illuminano e mi entrano subito in testa. E non è vero che non cerco il migliore. Le assicuro che non è vero che voto il mediocre. O "lo sbagliato". So bene che certe cose sono migliori di altre. So distinguere bene un calciatore più bravo da uno meno bravo, o le verdure migliori al mercato. So riconoscere chi in un programma televisivo è più convincente. Vedo tonnellate di talent show dove non si fa altro che lottare, discutere, analizzare e approfondire chi sia il migliore. E i peggiori sono sconfitti, piangono e si disperano. Non ho nessun pudore, come lo chiama lei, a dire che qualcuno è peggiore di altri. Io voto il migliore. Voglio il meglio per il mio paese e i miei figli.


In dieci anni ho votato un sacco di partiti diversi. Ho votato a destra e a sinistra, berlusconi bersani e grillo.

Mò ho votato salvini, non che mi piaccia tutto, ma spesso dice bene, parla bene. È il migliore che c'è in circolazione al momento. Magari poi voterò qualcun altro, se sarà il migliore.


Ho votato "coloro a cui attribuisco una più qualificata capacità di occuparsi dei miei destini". Se sarò deluso da questo investimento voterò qualcun altro, quando sarà il momento. Che altro devo fare?


Se non riesci a convincermi perché dovrei pensare che sei tu il migliore? Forse non ho studiato e letto e pensato abbastanza da poter capire quello che vuoi dirmi. Forse mio nonno aveva un rispetto per chi aveva studiato che io non ho, ma a me la parola rispetto fa pensare a qualcosa di religioso, o peggio: agli schiavi. Io sono libero, voglio capire le cose. Forse non capisco quasi niente, ma non sono suddito di qualcuno che ha scritto "migliore" sul biglietto da visita.


Dovrei fidarmi del biglietto da visita? Del titolo di studio? Del curriculum? Purtroppo non funziona quasi mai, e questo lo ha capito anche Lei. Ho ascoltato le lezioni dei miei professori pagando un sacco di soldi per l'università e ora sono disoccupato. Ho sborsato fior di quattrini in medici e grandi professori di oncologia ma mia madre è ugualmente morta di cancro. Ho creduto nel sogno europeo progettato da grandi scienziati politici e mi sono risvegliato pieno di debiti e con un cappio al collo chiamato banca centrale europea.


Preferisco ascoltare e cercare di capire. Giuro che sto attento. Giuro che discutere mi interessa. Sono italiano, non faccio altro. Pure Lei, signor Sofri, fa lo stesso. Anche Lei mette in dubbio, o per lo meno in discussione, le parole dell'istat, cioè degli esperti di una materia non sua.


So bene che uno come me non potrebbe andare in politica. A fare il presidente del consiglio io voglio uno bravo, uno che parla bene e pensa bene. Che mi convinca però. Non uno che non capisco e che però ha il biglietto da visita. Di quello non mi fido, perché secondo me non è capace.

(lettere non mia, a margine di un post di Luca Sofri, vecchio di diversi anni, ripubblicato in prima pagina su https://www.ilpost.it/ intorno al 25 giugno 2018)


domenica 22 aprile 2018

L'altro lato della luna di Michele Serra

Michele Serra dice (Amaca n. 2) che mondo assurdo: mi si accusa di classismo perchè ho sottolineato (Amaca n. 1) la differenza di classe e l'ignoranza alla base di un episodio di violenza. Dice anche Engels, Marx e Orwell oggi sarebbero considerati snob perchè notavano - parlandone male - le pessime condizioni del proletariato. E chiude dicendo indico con il dito la luna, ovvero la differenza di classe sottintendendo chi mi accusa di classismo guarda solo il dito.

Ma così facendo Michele Serra sposta l'attenzione su una sola metà del discorso, nascondendo l'altro lato della luna: "....da un lato ci inchioda alla struttura fortemente classista e conservatrice della nostra società ... dall'altro lato ci costringe a prendere atto della menzogna demagogica insita nel concetto stesso di populismo". (Amaca 1)

Cosa c'è di questo secondo lato nella Amaca n. 2? Sembra nulla, in realtà molto. Il "secondo lato", la menzogna del populismo, era ben illuminato nell'Amaca n. 1, condannato in quanto "consolatorio", invisibile ma presente nell'Amaca n.2, travestito da Berlusconi.

Il problema vero di Michele Serra è tutto qui, in questa reductio ad Berlusconem (che slitta appena la pochezza della riduzione a populismo) di un problema a cui la sinistra italiana ha contribuito tanto quanto, se non di più. La differenza di classe è una scelta consapevole di politica economica (scelta e consapevole sono due parole fondamentali a cui ho collegato due pagine diverse e ugualmente informative).

Berlusconi ieri e i nuovi populismi oggi sdoganano (giustificandoli) ignoranza e maleducazione: VERO e MALE. Ignoranza e maleducazione sono prodotti della differenza di classe: VERO. La sinistra ha sempre combattuto ignoranza e maleducazione: diciamo VERO, con un più o meno e tanta benevolenza. La sinistra ha sempre combattuto la differenza di classe: FALSO. Questo è il falso più grave che Michele Serra nasconde sotto due tappeti (due amache diciamo).

Stiamo attenti a questo Michele Serra (per il quale il nostro cuore batteva quasi trent'anni fa, ora di certo non più!). Non guardiamo il dito ma neanche la luna. Almeno non il lato che dice lui.

lunedì 19 febbraio 2018

Occhi che non si guardano

Oggi Francesco Costa (peraltro vicedirettore de ilpost.it ) ha pubblicato un articolo sul suo blog, linkato anche alla pagina web de ilpost.it , intitolato "Guardiamoci negli occhi".

Ispirato da un recente bell'articolo di Sergio Cesaratto, ho inviato a Costa una mail che riporto qui sotto (con gli errori di grammatica che c'erano, e di cui chiedo scusa).

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Caro Costa,

Dall'ultimo post sul suo blog imparo di avere due alternative. O so "che oggi in Italia c’è un solo grande partito in grado di farsi carico dell’immane responsabilità di governare la settima economia
del mondo", oppure non sono "un minimo serio e informato, e con un po’ di onestà intellettuale".

Il mio problema è che per governare la settima economia del mondo è necessario almeno sapere l'artimetica. A pag. 25 del programma leggo che l'obiettivo del pd è ridurre il rapporto debpub/pil al 100% in 10 anni (oggi è al 132%), questo equivale a una riduzione annua di circa 3% di pil: anche ammettendo di avere per 10 anni una crescita del pil reale del 1.5% e un'inflazione del 1.5% (entrambi obiettivi vicini ma non raggiunti) il suddetto obiettivo di riduzione "graduale" del debito si raggiungerebbe solo a patto di un pareggio di bilancio per 10 anni di seguito. Renzi ha criticato +europa per avere un programma (sui 5 anni) di austerità, ma qui se ne chiedono 10 - ciascuno della stessa intensità dei 5 della bonino - e si dichiara che è un programma "graduale". Si dice poi di voler
sostituire il fiscal compact eliminando l'obbligo di pareggio, e nel resto del programma si ripete più volte di sfruttare lo spazio del deficit al 3% concesso dall'eu per fare politiche di crescita.

Questo a mio parere è un programma truffa o semplicemente un programma scritto da qualcuno che non ha fatto i conti. In entrambi i casi non è un programma di governo.

A meno di non accettare un principio profodamente importante in politica: che non esiste un governo buono per tutti e che forse il pd potrebbe essere in grado di governare ma solo in nome degli stessi
interessi che hanno mosso la nomina di Mario Monti nel 2011 e il suo famigerato e (per le famiglie) fallimentare salva-italia. Interessi dei grandi gruppi industriali e finanziari, sempre meno
radicati in italia e sempre meno preoccupati di un crollo della nostra domanda interna e della capacità produttiva delle pmi.

Sono più o meno daccordo con lei sull'analisi degli altri partiti, ma questa andrebbe "onestamente" applicata anche al pd. Io, come lei, "sono un uomo, ho la cittadinanza italiana, ... sono
autosufficiente, sono eterosessuale e normodotato, sono bianco ... ho un lavoro stabile e che mi piace e uno stipendio che mi permette di vivere serenamente". La differenza è che ho vissuto una decina
di anni più di lei, e sono in grado di vedere cosa questo paese ha dato in cambio della linea politica mainstream degli ultimi 30 anni (basata su interessi bancari bassi, aumento degli investimenti
privati, riduzione della spesa pubblica, aumento dei diritti civili): ha ceduto il potere che i lavoratori avevano guadagnato per alcuni fortunati decenni del 20 secolo, facendoli arretrare
all'impotenza dei decenni precedenti, in nome di un "credete a noi imprenditori, lasciatevi schiavizzare e noi vi renderemo prosperi". E proclamando che non ci sono alternative, che così va il mondo, e che quella stagione di diritti è irripetibile.

A differenza di lei, inoltre, io sono un genitore e tra 30 anni i miei ora giovanissimi figli saranno ad una disperata ricerca di lavoro. Devo decidere ora se lasciare nelle loro mani un mondo in cui
il lavoro non c'è per misteriose leggi fisiche inderogabili oppure un mondo in cui è chiara l'esistenza di una lotta aperta tra chi vuole avere i diritti (non quelli civili che non costano nulla, ma
quelli sociali ed economici) e chi non vuole concederli.

Nessuno dei partiti da lei nominati è in grado di governare in nome dei miei interessi e dei miei figli. Questo, semplicemente, volevo dire.

Cordiali saluti

domenica 4 febbraio 2018

Domande per la sinistra, sincere

(post in progress)

1) che si deve fare - concretamete - di chi non ha i soldi per ripagare il proprio debito? Se è un figlio gli neghiamo la paghetta della settimana dopo, se è un mutuario gli ipotechiamo la casa, e se è un popolo?

2) paesi diversi hanno diverse storie e dunque diversi diritti sociali acquisiti, cosa devono fare di questi diritti quando decidono di unirsi per condividere un mercato dei beni, dei capitali e del lavoro? è giusto ridiscutere questi diritti? è sensato barattare i propri maggiori diritti per minori diritti e maggior apertura? viceversa, è sensato difendere i propri maggiori diritti con maggior chiusura? si parla di diritti sociali (socializzazione del prodotto nazionale)